Koishiteru Film Production
PRODUZIONI TEATRALI

A TUTTA FARSA! (Spettacolo serale)
Tre farse tutte da ridere con prologo ed epilogo di Antonio Vitale da Antonio Petito
“A TUTTA FARSA!” è uno spettacolo molto divertente. In scena tre farse di Antonio Petito, riscritte da Antonio Vitale per due attori ed un’attrice e precedute da un prologo. Protagonista di queste tre farse tutte da ridere è Pascariello Carota, nato dalla penna di Petito e, in qualche modo, antesignano di Felice Sciosciammocca, personaggio creato da Eduardo Scarpetta. Pascariello, attraverso lazzi vari, dovrà districarsi in situazioni complicate, che si verranno a creare sulla scena e ciò porterà ad una comicità pulita e sempre attuale, definita di “situazione”. Nella prima farsa, Pascariello incontra per strada Marcellina. I due, incrociando solo lo sguardo, si innamorano. Il classico colpo di fulmine. Pascariello seguirà Marcellina per scoprire dove abita ma viene scambiato dal fratello della donna per un ladro. Pangrazio, così si chiama il fratello di Marcellina, è sordo e ciò porterà ad una serie di equivoci che, una volta svelati nel finale, faranno in modo che Pascariello e Marcellina potranno ufficializzare il loro fidanzamento, con la benedizione di Pangrazio. Nella seconda farsa, Pascariello sarà innamorato di Lauretta, che, però, gli viene contesa da Forba. Tra i due si scatenerà una lotta simbolica, fatta di parole, per ottenere la mano di Lauretta. Chi avrà la meglio tra i due? Nella terza farsa, invece, Pascariello, tornato dal servizio militare, va a trovare la sua innamorata, Mariella, la quale è stata promessa sposa a Bertuccio. Attraverso uno stratagemma della ragazza, Pascariello si ritroverà vestito da donna e da qui nasceranno equivoci, che faranno molto divertire fino ad arrivare allo svelamento della vicenda.

ROSSO MALPELO (Matinée)
Dall’omonima novella di Giovanni Verga - spettacolo in un atto sul bullismo attraverso un classico della letteratura italiana
Chi non ha mai letto almeno una volta nella sua vita, anche quando era studente la novella di Giovanni Verga, “Rosso Malpelo”? E se non ha avuto modo di leggerla almeno ne avrà sentito parlare qualche volta sicuramente. Partendo dalla vicenda del personaggio verghiano e mettendola in scena con musiche suggestive si vuole sottolineare uno degli aspetti che poco, forse, viene evidenziato: il bullismo. Tipo solitario e selvatico Malpelo si mette in un angolo, in disparte, guardando in cagnesco i suoi compagni di lavoro e magari progettando un nuovo sopruso. Fa paura. Non ha amici e scarica sulle persone e sui compagni più deboli le botte che ha ricevuto per le sue malefatte e lo fa in modo disumano e con spietata violenza. La mamma, addirittura, ha paura di avvicinarsi anche solo con una carezza ed è disperata. Alla fine Malpelo è un ragazzo che ha un disagio e che ha bisogno di aiuto e di essere educato a regole diverse da quelle della sopraffazione. Il bullo può provenire da una famiglia disagiata o essere figlio di genitori troppo impegnati per dedicare a lui sufficienti attenzioni. Con questo spettacolo si cerca di mandare un messaggio agli adulti e ai ragazzi: ai primi di non sottovalutare determinati atteggiamenti da parte di alcuni ragazzi; ai secondi di avere sempre il coraggio di denunciare qualsiasi sopruso di cui si è testimoni o, purtroppo, vittime.
IN...COSCIENZA (Spettacolo Matinée e serale)
Spettacolo a tema violenza sulle donne e femminicidio
Immagina di svegliarti in un luogo sconosciuto, legato e con tua moglie che urla nell’altra stanza.
Cosa faresti? Questo è quello che è accaduto a Pier e Cristina.
Chi è l’uomo sconosciuto? Cosa vuole da questa coppia?
Un thriller mozzafiato dai risvolti psicologici con un forte messaggio morale.
Un viaggio nella coscienza umana
METTETIVE A FFA’ LL’AMMORE CU’MME! (Spettacolo serale)
Riduzione ed adattamento di Antonio Vitale da Eduardo Scarpetta
“Mettetive a ffa’ ll’ammore cu’ mme!” È una commedia in due atti di Eduardo Scarpetta, nella quale troviamo un Felice Sciosciammocca impacciato, tardo nei movimenti praticamente una marionetta nelle mani di Emilia, che lo usa nei suoi maneggi per sposare il giovane Alberto, a sua volta promesso a Giulietta, in realtà innamorata corrisposta dello stesso Felice. Il tutto alle spalle di don Gennaro, padre di Giulietta nonché zio di Emilia, un ottuso ma benevolo capofamiglia. Ovviamente il tutto finisce nel migliore dei modi e, come avviene sempre nelle commedie di Scarpetta, il fine è semplicemente quello di divertire. Gag e lazzi si susseguono di scena in scena con un ritmo che evidenzierà e sottolineerà ancora di più la tipica comicità scarpettiana ma attraverso un’interpretazione naturalistica degli attori e delle attrici. Questo testo scarpettiano considerato, a torto, minore, nella riduzione ed adattamento di Antonio Vitale, vuole fare arrivare il seguente messaggio: la comicità classica è ancora attuale e sotto certi aspetti può essere considerata innovativa.
ÙROBOROS (Spettacolo serale)
Parabola ciclica di due attori ed un’attrice
Due attori ed un’attrice sono stati rinchiusi dalla società in un luogo definito “ÙROBOROS”, nel quale avviene un fenomeno ciclico grazie al quale tutto si rinnova, perché considerati non adatti a vivere nel mondo esterno. Sono accusati di aver contratto il “virus della verità”. Un paradosso per chi, come loro, ha scelto un mestiere, nel quale la finzione la fa da padrona. Non riescono a mentire e ad indossare le varie maschere che la società contemporanea impone loro di indossare a seconda delle circostanze. L’intento della società è quello di farli tornare, attraverso il fenomeno ciclico, con la mente dei bambini a cui impartire e imporre determinati concetti senza avere la possibilità di poter pensare liberamente e con la propria testa ma adeguarsi totalmente alla massa. Loro, però, riescono, in qualche modo, a non cadere nella trappola e ciò li pone come moderni personaggi pirandelliani della società contemporanea. Questa loro “strana” condizione li porta a fare una riflessione profonda sull’ “ESSERE” e l’ “APPARIRE”, tema molto caro a Pirandello.
Per non uscire “fuori di testa” per la circostanza in cui sono costretti a vivere, decidono, grazie all’ausilio di alcuni copioni teatrali, che trovano fortunosamente in uno dei tre scatoloni, unici oggetti presenti in questo luogo, di allestire uno spettacolo nuovo, dove protagonisti saranno alcuni personaggi pirandelliani, nei quali i due attori e l’attrice si riconoscono. Emergerà la follia, che Pirandello fa emergere nella maggior parte dei suoi personaggi e che non rappresenta solo un atto d’accusa a chi preferisce denigrare ed emarginare le particolarità dell’altro piuttosto che mettersi indiscussione (la società) ma un monito sentito a lasciarci alle spalle i contatti e le abitudini che nuocciono al nostro benessere, a superare gli ostacoli materiali e morali che intralciano il cammino verso la felicità, a fare scelte coraggiose e in cui crediamo (il mestiere dell’attore e il vivere di teatro) a prescindere dalla maligna disapprovazione degli altri. Ad un certo punto le due realtà, quella “reale”, vissuta dai due attori e dall’attrice e quella “fittizia” vissuta dai personaggi dellospettacolo in allestimento si uniranno in un epilogo molto significati.
Un omaggio al teatro pirandelliano attraverso uno sguardo contemporaneo.
UN FRATE PERICOLOSO (Serale e Matinée)
La vicenda umana di Tito Brandsma, martire carmelitano
“UN FRATE PERICOLOSO” è uno spettacolo teatrale in un atto incentrato sulla figura del martire carmelitano, Tito Brandsma.
Padre Tito si trova nel campo di concentramento di Dachau, da dove racconta la sua vicenda umana e religiosa, attraverso il ricordo della quale cerca di evadere, in qualche modo, dalle “brutture” del campo. Il ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita gli permette di rivivere momenti ed emozioni intrisi di nostalgie, dal ricordo dolce dei suoi genitori all’entrata in convento a Boxmeer.
In questo percorso il nostro Tito ha un unico compagno di viaggio: Dio.
Dio e la fede sono talmente forti in padre Tito che gli permetteranno di affrontare le tentazioni, l’arresto e la prigionia con quella serenità tipica dei santi. Riporterà all’infermiera, che gli farà l’iniezione letale di acido fenico, le parole di Santa Teresa:
“I buoni sacerdoti non sono quelli che dai pulpiti dicono belle parole, ma quelli capaci di offrire il proprio dolore per gli uomini.”
Questo spettacolo vuole evidenziare ancora di più l’essere veramente cristiano di quest’uomo, considerato “pericoloso” dai nazisti solo perché, con la sua attività di giornalista, cercava di rendere libera la stampa cattolica, non facendola sottomettere ai dettami del partito Nazionalsocialista in quanto andavano contro i principi basilari della dottrina di Cristo.
In scena un attore nei panni di padre Tito ed un’attrice che interpreterà vari personaggi a seconda dello sviluppo della vicenda. Ad arricchire lo spettacolo musiche suggestive, frutto di un’intensa ricerca musicale.
RACCONTANDO EDUARDO (Spettacolo serale)
Sulla vita umana ed artistica di Eduardo De Filippo di Antonio Vitale
“Raccontando Eduardo” parte da uno studio approfondito sul teatro e sulla vita del grande drammaturgo partenopeo, Eduardo De Filippo e nel contempo con questo spettacolo in un atto si vuole rendere omaggio alla sua vasta opera. In scena ci sarà un’alternanza equilibrata di prosa, di poesia e di alcuni frammenti di vita dell’autore, attore e regista napoletano.
La scelta di cercare di unire l’uomo di teatro con la persona non è stata casuale ma dettata dall’esigenza di far conoscere prima di tutto un Eduardo lontano dalla sua immagine di drammaturgo “serioso”, che si può ammirare nei suoi capolavori quali “Filumena Marturano”, “Napoli Milionaria” e in tanti altri ancora e, in secondo luogo, svelare l’aspetto umano di ungrande del teatro non solo napoletano ma mondiale.
Lo spettatore intraprenderà un vero e proprio viaggio nel quale riderà di gusto e nello stesso tempo proverà delle emozioni che gli daranno anche piccoli spunti di riflessione perché Eduardo, come tutti i grandi, attraverso le sue opere, resta e resterà sempre attuale.
JASTEMMA (Spettacolo Matinée e serale)
Canti a cestello senza ascoltatori
Un uomo solo, uno stendino, dei fogli e un cartone. L’uomo non ha più niente, non ha più nessuno, recita ogni volta la propria scena umile da diseredato dalla società. Gennaro Pellecchia è un ex- operaio nella catena di montaggio per la produzione di lavatrici, ed ha un ex-moglie che l’ha tradito, è un divorziato e vive in macchina; è uno degli ultimi, un rifiuto della collettività. S’improvvisa ogni giorno artista di strada e mette in scena la sua vita per racimolare qualche spiccio e tirare a campare. Usa giochi da cantastorie e il surrealismo linguistico del teatro, ma ciò che ne scaturisce è una tragedia sociale profonda, in cui si ritrova ad essere ancor più invisibile e inascoltato per la folla di persone che passa e non si ferma.
CAYVANUM FELIX (Spettacolo Itinerante Serale e Matinée)
Viaggio teatralizzato nella memoria storica di Caivano”
“CAYVANUM FELIX” è un progetto di spettacolo teatrale itinerante che parte da molto lontano ossia da quando ho cominciato ad interessarmi e a documentarmi circa la storia del mio paese, Caivano, comune all’area nord di Napoli, precisamente dagli inizi del 2000. Credo sia necessario ed opportuno conoscere le origini e la storia, in genere, del proprio paese al quale si è legati profondamente. Sono sempre stato pervaso da una curiosità morbosa – quella buona – che fa crescere dentro di te la voglia di sapere, di conoscere per arricchire il proprio bagaglio culturale. Tale curiosità mi ha spinto a fare ricerche storiche su Caivano e grazie all’ausilio di alcuni testi e documenti ho avuto modo di conoscere gran parte della storia caivanese. Ho scoperto cose che nemmeno immaginavo come l’esistenza di personaggi che dal punto di vista storico, scientifico, culturale, artistico e teatrale hanno avuto a che fare, nel corso dei secoli, con il mio paese. La ricerca è partita dallo studio del testo “Frammenti storici di Caivano” di Domenico Lanna senior, primo storico e definito “papà” di Caivano proprio per l’impegno profuso nel cercare di ricostruire la memoria storica caivanese. Poi ho approfondito analizzando le varie edizioni del testo “Testimonianze per la memoria storica di Caivano” raccolte da Ludovico Migliaccio e suoi collaboratori a cura di Giacinto Libertini. Tutto ciò mi ha spinto ad aprire il cassetto per tirare fuori questa mia idea: realizzare uno spettacolo itinerante sulla memoria storica di Caivano, evidenziando la storia di alcune figure illustri che, dal 1400 al 1900, si sono contraddistinte in vari ambiti. Tra queste non solo caivanesi “doc” ma anche personaggi che hanno avuto un contatto diretto con Caivano e di cui si sono innamorati. Tra questi spicca il caso di Peppino De Filippo, famoso attore, drammaturgo e regista napoletano, che addirittura battezzò la sua villa di Roma con il nome di “Caivanella” tanto era legato ai suoi ricordi d’infanzia che, come si sa, l’attore trascorse in questo paese. Sarà un vero e proprio viaggio nel tempo, nel quale lo spettatore avrà modo di conoscere storie davvero affascinanti, ricche di tanti particolari ed attraverso Domenico Lanna, che guiderà il pubblico di secolo in secolo, avrà voglia, finito il viaggio, di approfondire ciò che vedrà ed ascolterà. Saranno coinvolti in questo progetto n° 7 attori, n° 3 attrici e n° 2 musicisti, tutti rigorosamente professionisti. Essendo attore e regista da diversi anni ed avendo avuto varie esperienze di teatro itinerante, credo fortemente che il linguaggio teatrale attraverso questa messa in scena farà arrivare forte un messaggio ben preciso: ripartire dalla storia e dalle tradizioni per amare, rispettare e salvaguardare Caivano e la sua antica bellezza.
